Parafrasando una celebre frase di Giovanni Paolo II verrebbe da dire che "questo chiasso ha colpito Anagni e Anagni non lo dimenticherà mai". Si, perché Anagni nei giorni scorsi si è svegliata con il chiasso di decine di studenti, di giovanissimi, di msacchini, che per quattro intense giornate hanno cercato di capire e costruire la loro idea di scuola.
Per intuire la portata dell'evento basti pensare che cinque campi interregionali per studenti (CIPS) si sono svolti in tutta Italia contemporaneamente; quello di Anagni ha accolto giovani provenienti dalla Toscana, dal Lazio, dalla Sardegna e dall'Umbria, e ovviamente la nostra diocesi non si è fatta sfuggire l'occasione! La delegazione di Perugia, la più massiccia, contava 28 giovanissimi, 7 educatori e 2 sacerdoti: don Francesco Verzini e don Riccardo Pascolini, quest'ultimo assistente del settore giovani.
Al di là dei numeri, che servono solo a inquadrare le dimensioni, per capire la vera forza di quest'esperienza basta fermarsi un attimo e riflettere sulla grande attualità del messaggio evangelico. Un messaggio che rende più giusto, più vivibile, più santo tutto quello che tocca, compresa la scuola, spesso luogo di conflitto, di noia, di insoddisfazione, di fallimento per tanti giovani.


Il CIPS è servito proprio a questo, a guardare la scuola con occhi nuovi, a capire che questa è e deve essere sempre di più una palestra di relazioni, una comunità, che nasce e si rinnova attraverso la fiducia, il dibattito e il sano protagonismo degli studenti.
Il CIPS è servito a guardare la scuola non come una specie di allevamento intensivo, nel quale l'unico scopo degli studenti è immagazzinare più informazioni possibili, ma come luogo che educa al bello, al vero e al bene.
Il CIPS è servito a guardare lontano, a sedersi sulle spalle di giganti come Papa Francesco, don Ciotti, Malala, don Milani, e a capire che questi non sono personaggi irraggiungibili, ma che ognuno può sognare in grande per diventare grande.
Il CIPS è servito ad allargare il cuore e a respirare un po' di quell'Azione Cattolica che spesso pensiamo si esaurisca nel nostro gruppetto, nella nostra parrocchia, nella nostra diocesi, ha allargato i confini del nostro essere associazione.
Il CIPS è servito a intrecciare relazioni di vita buona tra i nostri giovanissimi, ma soprattutto tra i giovanissimi delle quattro regioni partecipanti. Sembra scontato nel mondo dei social network, ma un giovanissimo di Perugia che condivide, che prega, che costruisce un'amicizia in Cristo con un giovanissimo di Sassari, piuttosto che uno di Firenze o di Roma, fa bene a tutti, anche a chi rimane a casa.

Il CIPS è servito a questo, e probabilmente è stato molto di più. Perugia torna arricchita, anche di nuove amicizie. Ora non ci resta che riportare nella nostra diocesi, nelle nostre parrocchie e nelle nostre scuole i frutti abbondanti che abbiamo raccolto. Chissà, magari con un neonato #msacpg?

#questaèlamiascuola

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